inguineMAH!gazine #6

(dall'Editoriale di Elettra Stamboulis)

L'ATOLLO DEI TORERI

Ebbene sì. Abbiamo giocato alla corrida dei concorsi. Abbiamo guardato il toro in faccia e tirato fuori un panno ipnotico, ovviamente tinto di rosso. Non si sa come, pur essendo toreri timidi e impacciati, abbiamo avuto la meglio sulla bestia. E abbiamo vinto il premio Palinsesto Italia.

Ci hanno pagato in contanti: una cosa da non crederci, di questi tempi. Ora scriviamo dalla nostra postazione sull’atollo di nostra proprietà.

Lo abbiamo comprato a poco prezzo dagli eredi del mio conterraneo Aristotele Onassis. Ci hanno fatto un prezzo di favore, dicendo che in cambio dovevamo dedicare un numero alla memoria dell’armatore con gli occhiali neri amante di Jacqueline (ad ore predisposte da contratto) e di Maria Callas. Se qualcuno ha delle storie, si faccia avanti.

Qui i mojito sono squisiti, la sabbia è morbida e il mare esente da tsunami. Ce lo hanno garantito per contratto: abbiamo fatto installare una postazione internet sotto le palme e ci connettiamo con morigeratezza per non inquinare con le notizie devastanti dal mondo la nostra pace psichica.

Su quest’isola abbiamo incontrato diversi personaggi che da tempo si sono ritirati dalla scena pubblica: Jim con la chitarra tra i denti, Jim che recita poesie e il suo gruppo si chiama, credo, Porte, e Ernesto, che da poco si è dato anche lui alla produzione discografica. Dicono di essere interessati a contribuire al progetto della rivista: quindi dal prossimo numero ci saranno nuovi collaboratori.

Per il momento ci concentriamo sugli amici spagnoli che hanno fatto il tifo per noi nell’arena: abbiamo deciso di dare spazio agli ispanici europei dopo che il loro Paese ha mostrato la sua faccia migliore punendo il bugiardo Aznar. Va bene tutto, ma ci sono paesi in cui se dici cazzate poi ti becchi le mazzate elettorali. Invece nel paese che abbiamo da poco lasciato l’unico modo per vincere le elezioni è che gli elettori si dimentichino di andare a votare.

Un paese smemorato in genere, portato a perdere facilmente le chiavi di casa, i migliori ricercatori e la faccia. Un paese che sembra soffrire di Alzheimer in progressivo peggioramento. Per questo ha deciso di intraprendere la strada della giornata della memoria: è come le vecchie tasse una tantum, una tantum ricordare e per il resto insabbiare. È quello che passa il convento.

D’altro canto, prima di questa improvvisa alzata di testa, anche nella terra di Lorca avevano visto passare le ruspe livellatrici della diversità culturale, insieme a quelle della nuova Barcellona degli architetti e dei palazzinari della Costa Brava. I palazzinari dell’editoria hanno creato un bel piazzale con posti auto per le case editrici monopolizzanti, togliendo di mezzo l’imbarazzante baraccopoli dell’editoria indipendente e underground.

Ma anche lì qualche favelas sopravvive, come si racconta in questo numero. E poi, e poi… ci sono altre storie, altre immagini, altri racconti.

Ma mi dovete scusare, è l’ora del rancio sull’atollo di Inguine e devo darmi da fare perché i due Jim mangiano come squali.

Per il momento non ci sono voli Low Cost, ma appena Ryan Air concluderà l’accordo con noi, vi inviteremo e faremo un bel rave tra amici.

Per ora schiattate di invidia, parlate male di noi e discutete sul come sia possibile che una rivista come quella che avete in mano vinca premi semi-istituzionali

in soldi. Aprite dibattiti sul dove è finito lo spirito iniziale di Inguine e quando è incominciato il suo imborghesimento.

Io mi faccio un mojito.