GHOST TRACKS. VOCI E SUSSURRI DAL PESCARA ELECTRONIC ARTISTS MEETING

Dal 21 al 25 Maggio 2003 a Pescara si è tenuta la prima edizione di Peam un meeting internazionale d'arte elettronica. Il principale tema del meeting è stato "L'elettronica nell'Arte e l'Arte nell'Elettronica" e il fuoco della manifestazione si è tenuto sulle nuove forme d'interazione tra elettronica ed uomo nell'arte e nella cultura. Peam2003 è stato organizzato allo scopo di favorire l'incontro e innestare processi collaborativi tra artisti che fanno uso dell'elettronica. Marco Antonini, fra i collaboratori di Peam2003, ci lascia questo articolo con una serie di interessanti riflessioni.

ghost tracks:
voci e sussurri dal Pescara Electronic Artists Meeting


Nel calderone di 5 giorni (pomeriggio/sera/notte) di performances, presentazioni, proiezioni, incontri e concerti del Pescara Electronic Artists Meeting, il vero rumore (un frastuono quasi assordante) é stato prodotto dai pochi che, con progetti ricchi di circospezione ed ironia ed esibendo spesso un'atteggiamento da veri outsiders del "campo" hanno saputo proporre prospettive tanto diverse ed insolite quanto interessanti.

La vera diversità di questi progetti, presenze quasi fantasmatiche se paragonate all'impetuosità e alla carica percussiva di molte delle performances ospitate, si é vista proprio nella capacità di trattare il digitale e le sue possibilità attraverso modalità di sviluppo calde e tendenti al raggiungimento di un risultato finale premeditato, piuttosto che alla vuota esaltazione di possibilità tecniche esibite spesso in quanto tali.
Il lavoro di Luca Bertini, presentato durante la seconda serata del Meeting, mi é sembrato oltremodo rappresentativo di questa sensibilità.
Attraverso il regolare acquisto di un Numero Verde (800-178968), Luca ha programmato una vera e propria identità artificiale rispondente alle nostre chiamate gratuite. Questa Lei (é una Lei, più o meno) ci accoglie all'altro capo del telefono, ci invita a stringere un'amicizia che subito vuol essere amore, ci tempesta di chiamate e sms per incalzarci se non la chiamiamo, ci stringe alle corde con vere scenate di gelosia notturne. La sua voce a metà fra un vocoder e un risponditore automatico FS ci coinvolge in un'amicizia morbosa ed insopportabile, riesce ad essere ironica e spiritosa, anche acida, all'occorrenza. Un lavoro davvero notevole, ironico e accuratamente realizzato, che si muove su binari sottili e precari e gioca con le nostre certezze ed aspettative (ed anche con i nostri nervi...dopo un certo numero di chiamate). L'utilizzo del cellulare, mezzo molto elastico e "presente", come terminale da indagare per operazioni interattive ritorna anche negli assurdi software concettuali di K-hello, programmatore Reggiano con una passione per le complicazioni mentali al limite dell'enigmistica. I tre software presentati al P.e.a.m. sono tutti accomunati dalla tendenza alla concettualizzazione di dati reali, in processi di rielaborazione che portano ad una finale dispersione del senso compiuto iniziale. Parole, frasi e sequenze logiche inserite come testo, si sgretolano nella forma di complesse rielaborazioni di stampo matematico/geometrico ("waste of time", ad esempio, é una parola o una frase riproposta, in un ipotetica, estrema zoomata, come una sequenza di pagine web bianche e rosse: visualizzazione a tutto schermo dei pixel compositivi dell'input ed effettiva smaterializzazione del gesto iniziale). Ironico e gaiamente ludico anche il suo "smsLove": compositore automatico di poesie d'amore per cellulare, moderno ed effimero Cirano de Bergerac per amanti in empasse basato sulla tecnologia WAP.

L'indifferenza per gli sfoggi di potenziale tecnologico e l'attenzione ai particolari e al risultato sono emersi anche in due splendide performances musicali. Il microconcerto per radioline, nastri e tucano parlante (!) di Luca Miti e Francesco Michi, ha ridotto ad una mezz'ora di silenzio quasi perfetto l'eterogenea e rumorosa platea di Ecoteca: un'impresa che, anche da sola, gli sarebbe dovuta valere la menzione d'onore. L'uso di una tecnologia assolutamente "popolare" e l'attenzione spasmodica data al contesto e alla gestualità degli artisti hanno reso la performance un momento teatrale di riflessione collettiva, spostando il mirino sulle capacità percettive dei singoli ascoltatori ed invitando, con l'uso di sonorità spesso al limite del silenzio assoluto, ad una rielaborazione personale del suonato. Una direzione, assolutamente fuori dal coro, condivisa anche dai Mou, Lips!, duo pescarese di elettronica ambientale esibitosi nella serata inaugurale del meeting.

Il loro concentratissimo set (20'circa) a base di suoni domestici, campionati da una realtà più o meno quotidiana e riorganizzati secondo le logiche del laptop, ha impressionato per concisione e freschezza, con una piacevole tendenza ad alleggerire i toni mediante virate melodiche e variazioni di percorso al limite del ludico.
L'incontro con i due artisti non ha che confermato l'impressione di maturità avuta dall'ascolto del live. Nelle loro composizioni l'elettronica si veste di luci e colori diversi, il suono si traveste per uscire indenne ed anzi esaltato dai processi digitali a cui é docilmente piegato. La performance é stata accompagnata dalla proiezione ciclica di "deep blue ocean of emptyness" (Bianco-Valente), fluido vagabondaggio fra le "rovine" di un'interno poco decifrabile: quasi un fondale oceanico, rischiarato da una luce verdastra permanente e scoperto attraverso lenti movimenti di camera e timide zoomate.
La finestra sullo "state of the art" delle discipline elettroniche aperta dal P.E.A.M. ha dato spesso l'impressione (ricontestualizzando le ormai storiche parole di G.L.Ferretti) di una "società che adora gli orologi e non conosce il tempo". Se molti artisti continuano ad esprimersi con raffinatezza e spesso potenza all'interno di dinamiche espressive rigide e orientate più dalle disponibilità tecniche che da obiettivi e desideri personali (e gravate ormai un vero e proprio eccesso di esperienza), altri, ed é fondamentale metterlo in luce, si muovono in terreni nuovi, quasi post-elettronici, dimostrando con i loro tentativi la possibilità di andare ancora "oltre".