Intervista a Lele Saveri

(a cura di Boskizzi)

Ciao Lele, sono reduce da una visita approfondita al tuo sito; la cosa che balza immediatamente all'occhio è la tua predilezione verso le fotografie che ritraggono persone. Anche tu la pensi così? Come mai?

Presi la macchina in mano le prime volte per scattare cio che mi era intorno; vengo dal mondo dei graffiti, dove l'unico modo per mantenere un tuo "lavoro" piu a lungo è immortalarlo con una fotografia...

Poi sono arrivato a Londra e ho iniziato a scattare i paesaggi urbani che mi circondavano, nel mio unico giorno libero dal lavoro a Pizza Hut...

Finche un giorno, mentre mi trovavo in Irlanda del Nord e stavo scattando la foto al murales di un babino che regge una bomba (durante il bloody sunday), dei bambini correndo passano davanti al mio obiettivo. Quando sviluppai il negativo mi resi conto che cio che lo rendeva interessante era la presenza "umana", cosi da quel momento in poi, conoscenti o non, ho sempre preferito scattare ritratti. Adoro essere in intimità col soggetto, sono sempre convinto che sia questo a dare profondità alla foto.

Mi sembra di capire che oggi per te la fotografia è diventata più di un semplice hobby. Qual'è stato il tuo percorso da quei primi scatti fatti in Irlanda del Nord?

Tornai a Londra e decisi di studiare; cosi intrapresi un corso di laurea in fotografia all'Università di Greenwich. Nei tre anni del corso ho potuto conoscere gli aspetti tecnici e storici della fotografia. Iniziarono inoltre i primi contatti con clienti veri: i lavori dell'epoca, nella maggior parte dei casi non pagati, erano in teatri o su set di scena e soprattutto realizzati in bianco e nero... mi ricordo università tre volte a settimana, poi il resto al negozio di foto dove lavoravo e in pausa pranzo o di notte in teatro per qualche spettacolo di danza classica. Se ripenso all'epoca mi rendo conto che cio che mi trainava era la passione; da come parlo sembra un secolo fa ma in realtà stiamo parlando del 2004!!!

Da quel momento, dopo una serie illimitata di lavori non pagati, per caso incontrai un amico musicista, il quale assieme alla sua band, dopo un po' di anni di gavetta, stavano cominciando ad essere conosciuti (Cazals). Così scattai loro un po' di ritratti: nell'arco di tre mesi le foto erano su Uomo Vogue ed io avevo iniziato a scattare in prevalenza a gruppi musicali, cosi al momento cio che paga le mie spese è la musica. Non sono un grosso fan di foto live ma sono molto affascinato dai ritratti di artisti, soprattutto in momenti rilassati (backstage o in tour). Non credo di riuscire a fare musica per sempre, so che mi stanchero e spero di tornare alla mia passione originaria, i documenari..

Quindi sei ancora a Londa, giusto? Mai pensato di tornare in Italia? Come vedi lo stato della nostra fotografia?

Sono ancora a Londra, si...

... in Italia torno spesso, sono di Roma ma vado spesso a Milano; lavoro con un po' di giornali italiani... vivere li?? Assolutamente, mi spiace, ma non riesco a trovarmi bene con la mentalita in generale. A Milano ancora ancora qualcosa si puo fare (sopratutto nella moda, senza pero "rischiare troppo"), per il resto ci sono mille barriere: troppi problemi burocatici, mentalità chiusa e non esiste una reale possibilita di studio, almeno che tu non abbia i soldi per pagare l'istituto europeo...

...un peccato!

Mi dicevi che al momento è la musica a darti da mangiare, ma che ti piacerebbe occuparti di documentari. Perchè non lo fai? Pensi che la tua fotografia ancora non sia pronta ad affrontare questa nuova sfida o ci sono altri motivi?

Sicuramente per cio che riguarda la mia fotografia ancora non mi sento al livello necessario per progetti del genere; qualcosa ho fatto, il piu recente (publicato su un vice dell'anno scorso) fu quello ambientato nei sottoscala di un'istituo per malati mentali. Sono lavori che ti prendono parecchio tempo, il rientro economico è minimo e quando arriva è solitamente a distanza di molto tempo. Purtoppo devi quindi riuscire a sovvenzionarti in qualche modo, poi c'è molta concorrenza e a livello mentale sono "distruttivi"...

Che tipo di impostazione può dare la frequentazione di un corso di laurea legato alla fotografia? Pensi che ti abbiano ad esempio aiutato, per il progetto all'istituto per malati mentali, gli studi che hai compito a Greenwich o hai fatto ricorso per lo più alle tue emozioni e alla tua sensibilità?

Per cio che mi riguarda, l'aiuto universitario è stato piuttosto limitato al discorso tecnico, altrimenti piuttosto difficile da imparare da autodidatta.

Per i miei lavori, nello specifico nel progetto all'ospedale, tutto deve nascere dal cuore: solitamente ciò che cerco è di catturare le emozioni, quasi come si prendono le farfalle con un retino.

E' importante però conoscere non solo il soggetto fotografato (ho passato l'80% del mio tempo in ospedale senza scattare, osservando o chiacchierando con le persone) ma anche ciò che altri fotografi hanno fatto prima di te. E' di grossisimo aiuto vedere il lavoro degli altri, non per esserne influenzati, quanto per vederne i possibili punti di vista e le diverse interpretazioni date al tema.

Prima mi hai parlato del lato commerciale della tua fotografia. Mi chiedevo ora che rapporto hai con mostre, esposizioni e concorsi...

Ma vedi, il mio punto di vista è piuttosto diverso dalla maggior parte dei fotografi che conosco; non riesco a vedere il mio lavoro come un'espressione artistica. Per cio che mi riguarda la fotografia è un mestiere come tanti altri.. artistici e non... ho imparato a fare quello e quello faccio. Non riesco a paragonarmi ad artisti reali. Non per questo punto in basso o accuso altri fotografi di considerarsi piu importanti di cio che sono, è solo il mio modo di vedere la cosa, di consequenza non ho mai passato troppo tempo alla ricerca di qualche mecenate che mi "proteggesse". Personalmente le persone in quell'ambito che ho incontrato sulla mia strada non mi sono mai piaciute: dover forzare i sorrisi o piegare la testa per un qualcosa che non sento mi appartenga, no grazie.

Quindi probabilmente come hobby ti diletterai con qualcosa d'altro. Posso esser curioso??

Bene... la musica rimane sempre una mia passione, metto i dischi (non faccio il dj, sono anzi pessimo) abbastanza spesso. Ho un paio di serate fisse qui a Londra, suono un po di tutto, diciamo che faccio girare sui piatti cio che mi piace ascoltare: molto rock'n'roll, 50-60-70, per divertirtire un po' di pop anni 80-90, quando riesco del punk e del rap (sopratutto primi anni novanta).

Bene, grazie della disponibilità. Quando ti rivedremo "stabile" in Italia?

Spiace dirlo, ma credo proprio non accadrà tanto presto...