Intervista a Davide Bernardi

(a cura di Boskizzi)

Davide, mi hai recentemente raccontato che ti sei trasferito a Milano: perchè questa scelta?

Principalmente perchè sono sempre stato affascinato da questa città.
Ho deciso che alla soglia dei 25 (anni) avrei dovuto cambiare e provare a fare cose nuove, sia nel personale che nel lavoro, per cui mi sono lanciato trasferendomi e iniziando a fare il freelance.

Che differene hai notato tra l'esperienza attuale nella città meneghina e il tuo passato a Biella?

Una differenza abissale!
Milano è una città che “trasmette”(cultura, arte, intrattenimento in genere), percui per una persona che ricerca queste cose è più semplice ottenerle. Biella è un altra realtà.
A Biella non hai tutti gli input che una città grande come Milano ti può dare. Ad esempio, se cerchi un libro specifico di fotografia o grafica, in 3 librerie di Biella, ti dicono che forse riescono a fartelo arrivare dopo tot mesi, a Milano lo trovi quasi subito o al massimo vai in un'altra delle tante librerie. Può essere un esempio banale quello che ho appena citato, però è così e non solo per quello.

Mi sembra che la tua esperienza biellese fosse più all'insegna della fotografia. Noto dal tuo curriculum che ora fai anche altre cose. Motivi solo di sopravvivenza e business?

A Biella ho lavorato per alcune agenzie pubblicitarie/web agency e ho curato anche la parte fotografica in alcuni lavori.
Da quando sono a Milano, ho lavorato molto con la fotografia, alternandola sempre ad altre tipologie di lavori.
Vorrei comunque concentrarmi di più sulla fotografia e post produzione, anche se ora come ora non ci riesco ancora al 100%, proprio per i motivi da te elencati.

Vorrei approfondire il discorso fotografico. Spiegaci un po' la tua visione della fotografia. Cosa pensi che trapaia guardando il tuo portfolio?

Io credo che la fotografia, sia il rovescio delle stessa medaglia, mi spiego meglio.
“Quando la fotografia è finzione e quando la fotografia è realtà?”
E’ un concetto su cui sto riflettendo molto.
Le foto pubblicitarie sono “finte”ultrapatinate, studiate nei minimi dettagli e addirittura a volte realizzate senza neanche scattare (post produzione, 3d, ecc…) a differenza del reportage (esempio quello di guerra) dove il fotografo vive e rischia sul campo scattando la realtà nuda e cruda com’è al volo, perché magari non ha il tempo per pensare.
Credo che per me la fotografia e il mio lavoro, sia un mix di tutte queste cose, ci sono volte che scatto perché mi sono messo a provare per ore ed ore che tipo di luce devo usare, altre invece prendo la macchina e scatto, vado a sensazione senza pensare troppo al risultato, al tipo di luce, ecc…

Per quel che riguarda il mio portfolio, vorrei che chi lo guardasse, possa esserne emozionato e colpito al di la della buona composizione o altri tecnicismi.
Vorrei che le mie immagini possano far vibrare lo stomaco come la musica.

Ho notato che hai scattato parecchio durante concerti o comunque a musicisti. E' un caso o ti senti ispirato dalle good vibrations musicali?

No assolutamente non è un caso.
La musica è una delle mie altre passioni, a dire la verità è stata la prima. Fino a qualche anno fa, “suonavo”, ora mi limito ad ascoltare, anche se è una componente primaria di ogni giornata.
Mi piacerebbe molto far sposare la fotografia con la musica nel mio lavoro.

Giusto la scorsa settimana ho visto una bellissima mostra qui a a Milano di Guido Harari, dal titolo “The Blue Room”. Ci sono delle immagini stupende, come quelle di Lou Reed e Laurie Anderson, Frank Zappa e Tom Waits. Mi auguro anch’io un giorno di poter ritrarre i big e i meno big della musica.

Qual'è il fotografo che più apprezzi? Ti lasci ispirare dai grandi maestri o pensi di avere uno stile tuo ben riconoscibile?

Ci sono molti fotografi che apprezzo, ma non uno in particolare.
L’ispirazione è importantissima. Credo di avere un grosso difetto/pregio che è quello di guardare e studiare molto il lavoro degli altri.
Compro molte riviste di fotografia e navigo molto alla ricerca di materiale. Purtroppo non penso di avere uno mio stile bene riconoscibile anche per questo motivo. Non mi sono mai dedicato ad un solo genere di fotografia e ho sempre provato a sperimentare, passando dal reportage allo still life.
Vorrei potermi dedicare al un solo genere, però è difficile scegliere.

Immagino che allora ti sarai fatto una tua personale opinione sui fotografi e la fotografia in Italia. Che mi dici?

Dico, che la qualità è abbastanza alta, anche grazie all'avvento del digitale.
Una volta era più difficile essere un buon fotografo.
Pensa solo alla messa a fuoco in un banco ottico, ora ci sono delle digitali compatte che mettono a fuoco anche se stai su una moto in una pista da cross ;) Sia chiaro, non sono un nostalgico della pellicola, anzi credo molto della fotografia digitale e nella post produzione, però oramai il fotografo inteso come "artigiano", meticoloso che ci mette 4 ore a fare una foto o che si stampa il b/n in camera oscura con la carta baritata, ecc. non c'è più. E' anche giusto che la tecnologia e i tempi cambino questi aspetti.
Si deve guardare avanti non indietro.

Ne deduco quindi che sei un fautore del digitale, giusto?

Si! Oramai sono circa 2 anni che lavoro quasi esclusivamente con una reflex digitale

In parte mi hai già risposto, ma mi incuriosisce il tuo pensiero sulla diatriba analogico/digitale

Nessuna diatriba in verità!
La pellicola rappresenta ancora un must per alcuni versi (medio e grande formato non 35 mmm), c’è solo poi l’”intoppo” di dove aspettare gli sviluppi delle lastre ed eventuale scansione. In digitale il problema non si pone … nessuna polaroid di prova e lavoro belle e che pronto per essere lavorato senza ulteriori perdite tempo e costo.
Non dico che uno sia migliore dell’altro, sono solo due modi di lavorare differenti. Questo dipende anche tanto da che sensore e macchina che uno utilizza .

Qual'è la tua attuale massima aspirazione?

Ce ne sono varie (non sono in ordine di importanza) Diventare un grande fotografo (scontata ehehehhe). Poter continuare a fare quello che mi piace, e camparci ;) Avere una famiglia e poter viaggiare un sacco.