INTERVISTA A DEFRAG MAGAZINE

In formato A4 orizzontale, Defrag magazine al primo impatto buca un pò le mani. Solo il tempo di prendere confidenza con la rivista. Poi le pagine patinate e di ottima qualità di stampa corrono sotto le dita, la percezione del formato, dell'idea, delle sensazioni che il magazine vuole trasmettere escono prepotenti. Defrag parte dalla strada e volta in alto. Poi torna ai pezzi, muri su muri, orizzontali appunto, facce, parole, ricerca grafica, autori. Prima la sfoglio, poi la leggo. Alla fine la sfoglio, al contrario ora. Poi la metto da parte, la lascio a portata di mano però, non è ancora da archiviare.

Esce in questo giorni il numero 5 di Defrag magazine. Ne parliamo con Francesco Galluppi, uno dei curatori. Innanzitutto ci piacerebbe conoscere le persone che ci sono dietro a Defrag, conoscerne la storia, la nascita, l'idea che sta alla base di questa pubblicazione.

Devo fare una breve premessa. Negli anni ’80 sono stato folgorato dalla cultura Hip Hop, conosciuta grazie alla visione di film (come Beat Street, Wild Style, ecc.) e dalla mia permanenza estiva nella Grande Mela (’84), precisamente nel Bronx, dove allora vivevano i miei parenti. Dal mio ritorno in Italia, un naturale succedersi di eventi, correlati più o meno a questa forte passione, hanno determinato le mie scelte di vita e la mia professione. Nel frattempo, infatti, le mie esperienze del campo delle arti grafiche, mi hanno permesso di tradurre in realtà l’idea che per anni era rimasta in gestazione nella mia mente. Oggi sono l’Editore e l’Art Director di questo progetto editoriale, creato insieme alla preziosa collaborazione di Sara De Deo, che lavora nella rivista ormai da anni. Nel corso degli ultimi tempi, DEFRAG si è trasformato in un magazine ufficiale, distribuito nelle migliori edicole, librerie Feltrinelli e negozi specializzati, oltre che toccare numerosi paesi esteri (Inghilterra, Germania, Svezia, Polonia, Grecia, Turchia e Taiwan). I contenuti del magazine (tradotti anche in inglese) si sono ampliati, andando ad abbracciare anche fenomeni non strettamente legati all’Hip Hop ma che influenzati dalla stessa realtà urbana, hanno creato movimenti paralleli dalla forte componente comunicativa ed artistica. Inoltre, oggi DEFRAG può contare sulla preziosa collaborazione di professionisti come Marco Di Battista e Paola Zukar, oltre che al supporto di artisti e creativi sia italiani che esteri.

Defrag mi sembra una delle poche pubblicazioni (in Italia) che parte dal basso, dalla strada, e va in alto, descrivendo situazioni di design di alto livello, per poi tornare in basso, verso la strada, senza con questo compromettere la prorpia integrità. In questo senso, come scegliete i collaboratori, in quale bacino andate a pescare, quale sensibilità grafica vi interessa mostrarestimolare?

Proprio perché DEFRAG è un progetto al quale sono molto legato, la scelta dei collaboratori è basata soprattutto sull’affidabilità, la serietà e la costanza. DEFRAG è un magazine che deve crescere ma che ha già un pubblico molto esigente (il target va dai 16 ai 38 anni), perciò il nostro obiettivo è arricchire la testata con temi ricercati, affrontandoli in modo chiaro e comprensibile a tutti. Chi lavora con noi deve entrare nell’ottica di una partecipazione attiva e curiosa, captando tutti quegli elementi creativi e innovativi che popolano la cultura urbana (partendo per esempio dal fenomeno degli sneackers da collezione, fino a toccare argomenti come l’archeologia industriale). Questa ricerca di contenuti va poi studiata e rielaborata per filtrare solo i “file” selezionati. Per fare una metafora divertente ma che chiarisce meglio il discorso, possiamo paragonare DEFRAG ad un “Gundam esploratore”, i cui occhi sono in realtà potenti obiettivi pronti a scattare e raccogliere immagini mentre lo zaino mono-spalla che porta sempre con se, un potente “ghetto blaster” che diffonde beat cupi e musica elettronica a tutto volume.

Parlando della strada, della riappropiazione degli spazi urbani, della grafica che si vede sui muri delle città, qual'è la situazione in Italia, che tipo di ispirazione, che messaggi e quale etica sorregge i writers metropolitani dei nostri giorni?

Il Writing è nato negli Stati Uniti nei primi anni ’70 e in seguito, anche grazie alla produzione di libri, riviste e film come “Style Wars”, si è diffuso in tutto il mondo, arrivando anche nel nostro paese. Essendo un movimento trasmesso oralmente di generazione in generazione, si è sviluppato nel corso degli anni assorbendo storie di vita, disagi, pressioni sociali, politiche ed economiche, culture, mode, lingue, tradizioni stilistiche e concettuali, motivazioni personali, esigenze espressive e talenti inespressi, traducendoli in forme, colori e composizioni di lettering e figurativi. Per questo è quasi impossibile riuscire ad illustrare brevemente le fonti d’ispirazione, i messaggi e l’etica che sorregge i Writers, nel nostro caso, italiani. Ognuno di loro trae spunto da ciò che colpisce la sua sensibilità e tutti hanno un approccio diverso, il che contribuisce a renderli differenti nell’elaborazione del “pezzo” o di un qualsiasi altro lavoro. Naturalmente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Molti ragazzi che si avvicinano a questo movimento non ne conoscono la storia, agiscono per emulazione, inconsapevoli e incoscienti, attratti più dall’aspetto trasgressivo e di contestazione, che da quello artistico. Da qui i pregiudizi della gente comune, che disprezza l’intero fenomeno a causa delle “tags” lasciate su monumenti e case private. DEFRAG presenta e approfondisce il tema nella sua accezione artistica e culturale, prendendo atto che esiste tuttavia un aspetto contraddittorio che spesso lede questo movimento ma allo stesso tempo è alla base della sua stessa natura.

Whorkshop è una nuova sezione del sito di Defrag Magazine), tramite la quale aprite le pagine della rivista agli utenti della rete, che possono cimentarsi su uno specifico tema e vedersi pubblicati sul mag. Ce ne parli brevemente?

”Workshop” non è una sezione aperta solo agli utenti della rete ma se ciò a cui fai riferimento sono il tema e le modalità di partecipazione, in effetti sono disponibili solo sul sito di DEFRAG e non sul magazine; questo perché desidero che il rapporto tra la versione on-line e quella cartacea diventi sempre più stretta e crei delle forti sinergie. Defragmag.com, infatti, si integra quotidianamente alla periodicità semestrale della rivista. Nello specifico, “Workshop” è uno spazio riservato all'interno del magazine, dove tutti sono invitati a partecipare (grafici, designers, writers, pittori, illustratori, ecc.), interpretando liberamente (attraverso stili e tecniche differenti) un tema centrale, suggerito da noi prima di ogni nuova uscita. Potrete trovare altri dettagli su defragmag.com, ciccando proprio su "Workshop".

Siete stati, assieme ad altri, sponsor di Urban Flava, National Hip-Hop Convention, tenutasi a Collegno (TO) lo scorso 10/11 Luglio. Com'e' andata la manifestazione? Impressioni, informazioni utili, cose necessarie in bilico tra il 2004 e il 2005? Dovendo fare una panoramica sull'hip-hop italiano, quali nomi, quali testi, quali pezzi ti verrebbero da suggerire?

L’Urban Flava di Collegno (TO) e andato molto bene, considerando che la cultura Hip Hop in Italia si sta ancora riprendendo dal brusco scivolone di qualche anno fa. Purtroppo, nonostante i grossi sforzi delle etichette indipendenti, dei promoters, dei mail-order, dei djs, della fanzines, degli organizzatori d’eventi come quelli che abbiamo supportato recentemente, ecc., c’è ancora una scarsa compenetrazione del fenomeno nella cultura italiana. Se la diffusione del movimento resta sempre in superficie, abbiamo poche possibilità che duri nel tempo. Quando parlo di “compenetrazione” sott’intendo associazioni culturali volte a tutelare, comprendere e studiare il fenomeno; riviste e pubblicazioni serie, che aboliscano di netto il linguaggio “paninaro” (diventato ormai slang preistorico, paragonabile ad un sanscrito del nuovo millennio); gallerie e mostre che aprano le loro porte ai Writers e alle loro opere (come per Roma/Amsterdam, una mostra organizzata lo scorso 16 Luglio da Cecilia Nesbitt in collaborazione con RHHP); manifestazione volte a scoprire, mostrare e tutelare i talenti che questo movimento ha contribuito a far nascere; case discografiche disposte a credere nel rap italiano, che aggiornino il loro organico aziendale, per studiare un nuovo piano d’investimento e lancio sul mercato; trasmissioni televisive che approfondiscano l’argomento, andando a filmare, raccontare ed intervistare direttamente gli artisti e non solo i giovanissimi all’uscita da scuola. C’è un intero piano logistico, economico e culturale da organizzare, gestire e coordinare e non è cosa facile ma non dimentichiamo che all’estero è diventata ormai routine. Con DEFRAG vogliamo fare la nostra parte, supportando, dando voce e raccontando quelle realtà e quegli artisti che si stanno impegnando per portare avanti questo discorso, con passione e professionalità.

Abbiamo parlato del Workshop presente sul sito Defrag. Quali altri progetti ci sono in lavorazione per il prossimo futuro?

Se dovessi fare l’elenco di tutte le idee ed i progetti che ho in mente per DEFRAG, quest’intervista non avrebbe mai fine! Sono veramente tante le cose che vorrei fare ma il tempo e soprattutto gli investimenti non bastano mai. L’ obiettivo attuale è quello di consolidare questo progetto, creare una redazione e un team di lavoro sempre più ampio e affiatato. Da qui, trasformare DEFRAG in un trimestrale/bimestrale, mantenendo lo spessore e la qualità, sia nei contenuti che nel layout grafico e poi… beh, continuate a seguirci e lo scoprirete!