Strandberg-Ringh (CUBADUST)

Pubblichiamo qui seguito una intervista realizzata da jacklamotta a Jonas Strandberg-Ringh (CUBADUST), presente nell'uscita numero quattro di inguineMAH!gazine, che ringraziamo per la disponibilità nel farci pubblicare il suddetto materiale anche su Design(Radar. inguineMAH!gazine fin dall'uscita numero due ha iniziato a seguire, parallelamente al main focus (fumetti) che principalmente le compete, anche esperienze singole e collettive legate al web, al webdesign, con annessi&connessi. Design(Radar ha cercato, in questo senso, di portare il suo contributo partecipando in diverse occasione alla sezione "recensioni" all'interno della rivista curata da Inguine.Net ed edita da Coniglio Editore. Non vi resta che leggere domande&risposte qui di seguito...e acquistare in libreria o eventualmente online l'ultimo numero di inguineMAH!gazine. Check this out!

Devo dire di aver conosciuto Cubadust nel momento in cui ho conosciuto, seriamente, il webdesign. E Cubadust è stato, fin da subito uno dei miei (ma non solo mio) principali punti d'incontro in cui poter ammirare qualità e tecnica compositiva. Lavoro 3D ma anche illustrazione e soprattutto una ricerca infinita su colori e luce. E poi anche partecipazione di artisti di alto calibro. E ora le parole di Jonas Strandberg-Ringh...

Cubadust 2004 è oggi il porfolio di Jonas Strandberg-Ringh. Ma non è sempre stato così. Potresti tracciare il percorso storico di questa esperienza, che se non sbaglio, almeno in un periodo della sua esistenza, è stata collettiva?

Ho iniziato cubadust.com con un mio amico, Henrik. Credo fosse fine ’99 o inizio 2000. In quel periodo era solo un diversivo, un modo per togliersi qualche voglia fra le ore di lavoro. Era davvero bello avere un piccolo spazio in cui fare quello che volevo, senza limiti o clienti che criticassero il mio modo di usare i colori o di posizionare il marchio. Ero davvero libero di fare quello che mi pareva. Ma invece di metter su un sito che fosse solo una mostra di grafica digitale, volevamo che la gente visitasse cubadust in cerca d’ispirazione. Così, nel giro di due mesi aggiungemmo un’area link, un paio di font da scaricare gratis e alcuni giochi in Java davvero scarsi. Cavolo, li avevo completamente dimenticati. Non posso certo dire che ebbe un grande impatto sulla scena, ma si guadagnò da subito una buona fetta di fedeli ammiratori. Sono ancora imbarazzato dal grande riscontro positivo che ricevemmo dalla gente che visitava il sito. Passò un anno e uscimmo con cubadust versione 2. In quel periodo ricevevamo una dozzina di mail al giorno di altri grafici che volevano mostrare il loro lavoro. La maggioranza di loro si lamentava di non riuscire a postare i propri siti sui grandi portali della grafica. Così decidemmo di iniziare a dare la nostra razione di notizie e demmo spazio ai siti più piccoli e meno conosciuti. Poi, nell’estate del 2002, lasciai l’azienda per cui lavoravo e iniziai la carriera di freelance a tempo pieno, inserendo cubadust nel mio portfolio. Henrik aveva già lasciato la grafica e io continuavo a tenere la sezione news. Dopo un paio di mesi mi resi conto di non avere abbastanza tempo libero da dedicare all’aggiornamento dei link. Il lavoro mi occupava quasi completamente e quindi non potei fare altro che trasformare cubadust in un sito (quasi) del tutto lavorativo. Il mio ufficio, se vuoi. E siamo arrivati a oggi.

The Versus Project. Una galleria visuale che unisce e affianca ottimi artisti digitali. Come è nata l'idea di questo progetto online? Chi sono stati i suoi promotori? L'upload dei lavori arriva fino al 2003. Dobbiamo attenderci nuovi ottimi pezzi oppure il progetto prenderà altre strade?

Quando a me e Henrik venne l’idea del Versus Project volevamo soltanto sponarci a fare di più, una specie di “ti faccio vedere cosa so fare e tu fai altrettanto”. Una specie di duello amichevole fra me e lui, che avremmo messo in mostra su cubadust. Cambiammo l’idea di fondo quando chiedemmo a Jason di stuntkid.com di fare un pezzo per noi. Ci mandò un’immagine pochi giorni dopo e pensammo che la cosa fosse riuscita così bene che contattammo subito Eric di thehouseproject.com per fargli fare un pezzo. Tutto il resto è venuto da sé. Il Versus Project può essere definito come un flusso continuo d’immagini ad opera di un’ampia varietà di artisti famosi. Le regole sono semplicissime: un autore inizia l’immagine, che viene completata da un altro; l’immagine non può essere più alta di 402 pixel; bisogna cercare di usare il più possibile i colori di chi ti precede; nessuno può partecipare due volte, me e Henrik inclusi. Penso che questo faccia capire lo spirito del progetto. Non vedrete mai due volte lo stesso artista e c’è sempre qualcosa di nuovo dietro l’angolo. Un’altra cosa che mi piace è vedere non solo i grossi nomi, ma anche gli sconosciuti dare il massimo. Penso sia questa la causa principale del successo del progetto. Ho potuto mostrare il lavoro di artisti digitali noti e meno noti, ma il risultato è stato molto superiore alle aspettative. Ricevemmo un ottimo riscontro dalla stampa e dal web. Anche dai non addetti ai lavori, fin da subito. Credo fosse perché davamo al pubblico la possibilità unica di vedere convergere e collaborare artisti di tutto il mondo, dotati degli stili più diversi. Il progetto offre l’opportunità unica di vedere lavorare nello stesso posto alcuni dei più rispettati artisti digitali. La mancanza di aggiornamenti è dovuta alla stessa mancanza di tempo che mi impedisce di gestire l’area news. Non ho tempo, il che è triste se si pensa quanto tengo al Versus Project. Ma non temete, non è morto. Sto programmando la nuova uscita, anche se vado a rilento. Spero di avere un nuovo aggiornamento nel giro di circa un mese. Ho anche parlato con l’editore Die-Gestalten per trasformare VS in un libro, ma per molti motivi l’idea è stata accantonata. Sinceramente, non sono neanche sicuro che un progetto così grande e complesso possa funzionare in forma di libro. Ci sono troppe cose da far quadrare nello stesso momento e non puoi contare così tanto sulla fortuna, quando tanta gente è coinvolta.

Strumenti e processo creativo. Come nasce, si sviluppa e si realizza un lavoro di Jonas Strandberg-Ringh?

Dipende dalle volte, davvero. Normalmente mi viene in mente un’immagine non appena sento di un progetto, non importa quale. Può essere un colore, un font, frammenti di layout. È difficile da spegare. Parto da qui, faccio un paio di schizzi veloci su carta per iniziare. A dire la verità, il più delle volte apro un file di Photoshop o di 3D Studio Max e inizio a lavorare. Ho sempre carta e penna a portata di mano, giusto per prendere qualche appunto. Butto giù le cose che vorrei cambiare o le nuove idee che mi sento di provare. Il problema, quando lavoro così, è cambiare direzione. Mi sento vincolato dall’idea originale, nonostante mi sforzi di abbandonarla. Normalmente, lasciar perdere tutto per un giorno e concentrarsi su altro aiuta. Arrivano nuove idee, nuove prospettive. Ma ad esser sinceri, le idee migliori sono sempre le prime. Può capitare che un cliente mi chieda di fare drastici cambiamenti su un progetto dopo che l’ho presentato, ma è davvero raro. Devi tenere a mente che non lo fai solo per te stesso. Devi soddisfare il cliente. L’importante è non strafare, non sedersi al monitor per ore e ore solo per creare un livello di Photoshop pixel per pixel, senza mai essere soddisfatto. Devi imparare a disegnare una linea e dire a te stesso che quella è grafica. Bisogna mantenere semplicità all’inizio e parlare con il cliente. Molti grafici pensano di essere artisti e che nessuno debba dir loro cosa devono fare. Certo, a volte il cliente ti propone una cazzata, ma gli devi dire perché è sbagliata, perché non va. Non voltargli le spalle. Presentagli qualcosa che secondo te è meglio, invece, e convincilo a venire dalla tua parte.

Il tuo porfolio conta su print, motion, web ed experimental. Decisamente un vasto campo di intervento. C'è un approccio che prediligi e che sviluppi maggiormente o ti muovi all'interno di questi skills in completa tranquillità?

Tendo sempre più a print e motion, ma lavoro ancora molto con web. Se potessi, concentrerei tutti i miei sforzi su print e motion, ma ora mi è impossibile, per due motivi: dipendo dal mio lavoro e devo avere abbastanza soldi per pagare i miei conti, ma soprattutto non posso dire di no. Mi piace mettermi in gioco, che sia per una rivendita d’auto o per una multinazionale non m’importa. Mi piacciono le novità e le sfide. Faccio fatica a vedermi fra 10 anni a fare dei siti, comunque. Credo che print e motion design siano maggiormente “senza tempo”. D’accordo, puoi sempre fare il manager, ma non è questo il motivo per cui faccio questo lavoro. Mi piace sul serio quello che sento quando creo, quando vedo qualcosa prendere forma di fronte a me, sullo schermo, fatto con le mie mani.

Ci sono progetti collettivi nei quali sei coinvolto?

No, non che io sappia.

Parlando con Wences di Domestika.Org a proposito della scena svedese di design, ci siamo trovati entrambi concordi col fatto di ritenerla una delle piu' avanzate, qualitativamente e tecnicamente, in Europa e nel mondo. Ho utilizzato il termine "scena" mutuandolo da quello che potrebbe essere un contesto musicale. Ritieni appropriato l'utilizzo di questo termine, applicato alla Svezia?

Sì, so che è opinione comune che la Svezia produca un sacco di grafici di prima classe. A dire il vero, non so dirti perché succeda. Quanto alla “scena svedese”, forse un paio d’anni fa c’era, anche se non mi piace etichettare le cose. Devi pensare che molti grafici hanno lavorato o lavorano all’estero, quindi la scena si è contaminata con altri contesti, altra gente, altre ispirazioni che finiscono con l’influire sul tuo lavoro. Penso che l’interazione con gli altri sia importantissima, non solo per la tua evoluzione professionale, ma anche umana. Quando penso alla grafica svedese, penso a un’attenzione semplice, pura ed estetica al dettaglio. Siamo molto calmi e tranquilli come popolo ed è possibile che questo si rifletta nel nostro lavoro, nel nostro modo di fare grafica. Uno specchio della nostra personalità. Se qualcuno ha una risposta, mi mandi pure una mail. Mi piacerebbe sapere la vostra opinione su questo argomento…

So che queste domande sono sempre più o meno imbarazzanti, ma dovendo stilare un elenco di 10 preferiti, quali nomi nomi inseriresti, e con quali motivazioni?

Accidenti, che domanda difficile. Per iniziare, sarebbe ridicolo non citare James Widegren, Jens Karlsson e Patrick Sundqvist. La loro attenzione ai dettagli mi affascina. Altri che voglio citare, non in ordine e per nessun motivo particolare, a parte il fatto che amano quello che fanno e si vede: StyleWar.com Mattias Lundin di inkgraphix.com jagochlinus.com new.se/ Linn Olofsdotter di olofsdotter.com I ragazzi di paregos.com E, ultimo ma non meno importante, il mio preferito: Erik Jarlsson di greyscale.net. Ha questo modo di fare alla “vado per la mia strada e non mi frega un cazzo di quello che dici”. Non l’ho mai incontrato, gli ho solo scritto una mail qualche volta, quindi mi baso sul nulla, ma ogni volta che vedo il suo sito mi casca la mascella. Non importa quante volte abbia già visto i suoi pezzi. Il suo stile è diverso da tutti gli altri. “Originale”, in mancanza di un termine migliore.

Come vedi il web nel 2005?

Credo che la tendenza in atto di siti orientati all’informazione toccherà il suo massimo nel 2005. Parlo di siti che non fanno leva sulla bella grafica come pochi anni fa. Ma penso che la diffusione della banda larga come standard e non più come lusso ci riporterà a siti a “caricamento lento”. Speriamo che la gente li usi bene. Non voglio più vedere siti con elaboratissime interfacce in Flash solo per il gusto di farle. Ma questo non vuol dire che non mi piacciano i siti belli da guardare, chicche per gli occhi. Sì, mi piacciono davvero. No, non voglio più siti che usano certe cose solo perché sono soluzioni disponibili e non perché sono buone soluzioni.

A questo punto una domanda off-topic, ma forse nemmeno tanto, se consideriamo come la musica sia parte integrante del processo creativo di molti autori ed artisti: che musica ascolta Jonas Strandberg-Ringh?

Beh, sono drogato di hip hop, ma ascolto un sacco di vecchi classici del soul, Motown, Marvin Gaye, The Temptations. Una buona parte di Dusty Springfield. Album vecchi della Mo’Wax – Dj Krush etc. Björk, Massive Attack. È una lista lunga.

Grazie per la tua disponibilità.

Grazie a voi per avermi intervistato. Abbiate cura di voi stessi.